venerdì 29 maggio 2015

Policleto non è Anacleto


Policleto non è Anacleto! Mirone non è Birone!
Spesso nella correzione delle verifiche scritte di Storia dell'Arte, somministrate ai nostri studenti, leggiamo titoli di opere e nomi di autori storpiati in nomi assurdi. Non è certo una ironia voluta quella degli studenti, ma una mancanza di un metodo di studio efficace che possa aiutare loro a memorizzare tali dati.
Come ovviare a ciò? Insegnare loro a leggere un'opera d'arte seguendo determinati ragionamenti ed intuizioni può sicuramente favorire il loro apprendimento. 
Proviamo a far passare questa operazione come se fosse un gioco, una sorta di Indovina Chi o una caccia ai particolari apparentemente nascosti.

La scheda di lettura dell'opera d'arte, qui sotto riportata, può favorire questo processo. Guidiamo gli studenti a porsi delle domande cercando di stimolarli a una attenta osservazione.

Scheda di lettura dell’opera d’arte
Seguendo questi pochi ma essenziali punti, leggere un’opera d’arte diventerà un’operazione semplice e divertente.
Proviamo a scoprire l’origine di un’opera ponendoci le seguenti domdande (Cosa, Come e Perché), dando risposta ai punti che ne costituiscono parte.

1
COSA
Oggetto (edificio, quadro, affresco, scultura, vaso...) 
Autore (artista o civiltà di appartenenza)
Titolo: (il soggetto può suggeririci un titolo?)
Data o periodo di realizzazione (ad esempio, osserviamo l’immagine e cerchiamo di individuare il tema del soggetto. Se vi sono ritratti degli dei o eroi realizzati in marmo o bronzo è facile che il periodo di appartenenza sia quello classico greco o romano)
Dimensioni:
Luogo di conservazione (città, museo, collezione, chiesa,...)
Materiali (tela, tavola di legno, parete, marmo, bronzo, cemento armato)
Tecnica (pittura ad olio, affresco, fusione a cera persa, scultura per via di porre o per via di levare...)
Iconografia (soggetto..., genere pittorico..., si ispira al testo, al mito...)
COME
Stile (l’organizzazione formale dell’oggetto artistico, l’appartenenza ad un’epoca, una corrente... periodo classico, barocco, cubista...)
Linguaggio (linea, colore, luce, volume, spazio, composizione)
Iconologia (significati, interpretazione...)
Rapporti con altri artisti (apprendimento da un maestro, collaborazione con artisti...)
PERCHE
A questo punto è facile rispondere se ci poniamo alcune domande, che prendono in considerazione i punti precedentemente analizzati.
Motivazioni (motivi personali e socio-culturali che hanno determinato la creazione artistica...); ad esempio se è una scultura che ritrae un atelta del periodo greco possiamo osservare che la muscolatura è ben definita, che esiste equilibrio tra le parte del corpo, proporzioni curate… Se l’opera è di grandi dimensioni è facile che questa sia stata pensata per essere inserita in un luogo pubblico ben visibile. A cosa potrebbe servire tutto questo? Perché l’artista ha deciso di ritrarre tale soggetto? Una possibile risposta potrebbe essere quella che prende in considerazione un ideale di bellezza e di armonia al quale l’uomo, in epoca greca doveva tendere.
Funzioni dell’opera (richiesta da parte di un committente, funzione devozionale, celebrativa, allegorica...)

2
CHI. Artista
Biografia (vicende umane e private che influiscono sulla produzione artistica)
Profilo artistico-culturale (appartenenza ad una scuola, ad un’epoca...)
DOVE. Contesto
Aderenza a una scuola (scuole, correnti, tendenze, botteghe...); luogo geografico (temi o materiali tipici di una zona geografica)
QUANDO. Contesto
Situazione storico-artistica (periodo storico, situazione sociale)
Sviluppo scientifico-tecnologico (richiesta da parte di un committente, funzione devozionale, celebrativa, allegorica...)


Proviamo a fare un esempio pratico.
Insegneremo ai ragazzi a realizzare una scheda con PowerPoint

 
Analizzando ora i diversi punti presi in esame, possiamo giungere alla conclusione rispondendo al Perché l'artista ha realizzato questa scultura? 
Portando i ragazzi all'analisi dell'opera in questa maniera memorizzeranno maggiormente le informazioni poiché attiveranno un metodo di analisi attivo. Stimolando l'allievo ad incrementare le proprie strategie mentali riuscirà ad apprendere i concetti e i contenuti dell'opera in modo più completo, comprendendoli anziché memorizzandoli.
Seguendo questa stessa metodologia è possibile guidare gli studenti nell'apprendimento dei contenuti che fanno parte del punto 2 della scheda di lettura (Chi, Quando, Dove)

Vediamo ora alcuni esempi, trovati in rete, di mappe concettuali sulla scultura greca.

http://libroblog.altervista.org/wp-content/uploads/2012/02/EFEBO-di-KRITIOS-e-larte-statuaria-di-stile-severo_Cricco2-alessandraBUCCHI.jpg


 
http://cursa.ihmc.us/rid=1GG00RPPS-15M8TQQ-D05/5-MIRONE%20E%20IL%20DISCOBOLO.cmap
 
http://cmapspublic2.ihmc.us/rid=1222761764781_2079067372_13468/lisippo.cmap



martedì 26 maggio 2015

Monna Lisa Smile?





Monna Lisa Smile?
Così titolava un film di qualche anno fa di Mike Newell. Un film mediocre che riflette sulla difficoltà dell'insegnamento della Storia dell'Arte ai ragazzi di una generazione più propensa a seguire i modi dettati da una società perbenista piuttosto che indagare le potenzialità dell'espressività. 
A noi qui interessa soffermarci su quella tela che ha fatto di Leonardo un mito e di una donna una icona capace di modificare per secoli l'impostazione del ritratto, sfatando il mito legato al suo sorriso. La Gioconda è importante ber ben altro motivo: la scelta del punto di vista. il nuovo concetto di ritratto, lo sfumato leonardesco, il paesaggio contenuto nello sondo, il tratteggio, la preziosità della linea nel disegno delle mani... e non ultimo la riflessione sui diversi rifacimenti di questa celebre tela conservata al Louvre.

Quanti hanno oggi usato la Gioconda per pubblicizzare prodotti, per capovolgere significati artistici, per creare aloni di mistero attorno a questo capolavoro dell'Arte?

Partiamo da Duchamp e passiamo dalla Ferrarelle per giungere a Banksy. 


Pubblicità della Ferrarelle

Marcel Duchamp
Qui di seguito alcune immagini tratte dal web

 
 



Il web è pieno di rifacimenti di questa celebre tela. Con gli studenti abbiamo allora aperto una riflessione. Abbiamo cercato diverse immagini e ci siamo soffermati ad analizzare i significati celati dietro a ogni immagine.
Dopo aver studiato il dipinto di Leonardo, i ragazzi hanno realizzato una loro interpretazione, modificando la Gioconda partendo dalle suggestioni visive delle immagini trovate. 
Ne è nata una stratificazioni di segni e significati che loro hanno interpretato attraverso il collage e il decollage, quasi a tirar fuori segni nascosti sotto lo strato della modernità.

Molte immagini pubblicitarie, presenti su riviste patinate, avevano una inquadratura fotografica simile a quella usata da Leonardo. I paesaggi tratti da riviste di viaggi ritraevano spesso il paesaggio della Toscana, di cui i quadri rinascimentali ne sono pieni. 
Gusti, sapori, stili di vita, abiti. Sono stati gli elementi che abbiamo usato per far nascere le immagini qui di seguito riportate. 
Osservando la Gioconda, da questa immagini possiamo ancora dire che il suo sorriso resta enigmatico?

Monna Lisa, Collage realizzato da alcuni studenti di II media

Monna Lisa, Collage e decollage realizzato da alcuni studenti di II media

Monna Lisa Collage e decollage realizzato da alcuni studenti di II media
Monna Lisa, realizzato da due studentessa di II media, Collage e  trucchi


domenica 24 maggio 2015

La texture nel paesaggio

Dopo aver insegnato a disegnare un albero con le varie interpretazioni ci si può focalizzare sul disegno del paesaggio.
Quanti tipi di paesaggio esistono? Paesaggio naturale, artificiale, di fantasia...

In questo post ci si soffermerà a disegnare un paesaggio rurale partendo dalle fotografie di Franco Fontana .

L'artista modenese sin dall'inizio della sua carriera si è dedicato alle fotografie di paesaggio esatandone cromatismi e strutture geometriche. Spesso il suo lavoro è stato associato all'astrattismo e alla pittura.

Racconta Fontana in un'intervista apparsa su National Geographic Italia :
Fotografo il colore perché fortunatamente vedo a colori: ritengo il colore più difficile del bianco e nero, che è già un'invenzione perché la realtà non è mai accettata per quello che è a livello creativo e conseguentemente va reinventata. Il mio colore non è un'aggiunta cromatica al bianco e nero ma diventa un modo diverso di vedere, essendomi liberato da quelle esigenze spettacolari che hanno caratterizzato la fotografia a colori, accettando il colore come un traguardo inevitabile nell'evoluzione della fotografia.
Franco Fontana, Paesaggio, 1978, fotografia a colori
Scrive Helga Marsala su Artribune, a proposito delle fotografie di Franco Fontana:

"Sono come collage, le sue foto. Distese di frammenti ordinati e sovrapposti, accostati ed innestati tra loro, per descrivere la bellezza perentoria del mondo"
Nel video qui sotto una breve intervista al fotografo modenese


Una volta analizzato il lavoro di Fontana, ci si soffermerà a capire le diverse texture, i colori e le geometrie che dividono i campi e che compongono il paesaggio. Come riprodurre le diverse texture? Come dare il senso di granulosità o di ruvidità?
Bruno Munari nel video Giocare con l'arte suggerisce come poter riprodurre le texture che appaiono in natura attraverso strumenti più disparati: la scorza di una arancia, la palla di tennis, un colino, la carta vetro, un centrino...


E' il lavoro che abbiamo fatto con gli studenti in questo laboratorio. Gli studenti sono stati invitati a recuperare oggetti che avessero diverse trame per poi, attraverso la tecnica del frottage ,riprodurle su dei fogli bianchi non troppo spessi. 
Abbiamo analizzato i diversi segni ricavati e stabilito quale di questi potessero andare bene per l'erba e quali per il cielo, i fiori o la terra. Si son ritagliati i particolari con forme geometriche alla maniera delle geometrie presenti nelle fotografie di Fontana e successivamente si è dato il via alla composizione del disegno.
Qui sotto uno dei paesaggi realizzati da una studentessa di prima media.

Lavoro di Giulia, I media. Paesaggio eseguito a frottage e collage
 
Lavoro di Martino, I media, frottage e collage



Franco Fontana




Disegnare un albero

Il post nasce da una lettura dell'omonimo testo di Bruno Munari, edito da Corraini, per poi svilupparsi in un percorso didattico rivolto alle classi prime della scuola media.

Come disegnare un albero? é la domanda che ci pone Munari e che ho posto ai miei studenti.
Loro sono soliti ricorrere all'uso delle stereotipo per disegnare quello che nella loro immaginazione è un albero. Un tronco solitamente marrone con una chioma verde.
Ma il punto del percorso didattico sta proprio nel cercare di abolire l'uso dello stereotipo per potare i discenti a una osservazione più attenta e successivamente a una interpretazione di quello che è un albero.

Siamo partiti, seguendo il suggerimento che Munari ci dona nel suo libro.
Tutti sappiamo disegnare le lettere dell'alfabeto, giusto? Tutti a scuola, sin dalla prima elementare imparano a disegnare una A, una B, una C e via così fino ad arrivare alla Y, ma anche alla M, alla H e alla W.
Bene. Osserviamo ora un albero con attenzione. Questo dapprima cresce da un germoglio, una piccola stanghetta come una. Inizia poi a fare il primo fiore e a dar vita ad altri piccoli rametti che si aprono come un V. Aggiungiamo questa V alla I e otteniamo una Y. Non è forse questo lo schema che costituisce lo scheletro di un albero?

Bruno Munari, disegno tratto da Disegnare un albero, Corraini edizione

Bruno Munari, Lo schema dell'albero a Y, disegno tratto da Disegnare un albero, Corraini edizione

Una volta analizzato questo, si parte con il disegno! ...ma prima bisogna imparare una regolina: quando cresce l'albero, ogni ramo che segue è sempre più sottile di quello che lo precede.

Disegno di Carlotta, I media
Se è vero che l'albero quando cresce ha tante Y che si aprono una sopra l'altra, sempre più lunghe e sottili man mano che si va verso l'alto, è pur vero che l'albero ha forme e linee diverse a seconda di dove cresce.

L'albero può crescere anche con la linea curva

...oppure può crescere con il tronco inclinato se la zona è fortemente ventosa, o avere i rami che cadono in giù se è un salice piangente...
Imparare a disegnare un albero allora non è così difficile se si seguono queste piccole regole. In questo modo si abolirà lo stereotipo e si insegnare a osservare la natura nonché a schematizzarla con dei segni.

Un albero però può anche essere interpretato. Molti artisti lo hanno fatto. 
Il passo successivo è allora mostrare loro come un albero possa essere semplificato con dei pochissimi tratti essenziali. Basta guardare al lavoro di Mondrian e all'analisi dell'albero che ha fatto.

Piet Mondrian, Albero grigio

Si insegnerà allora a semplificare la figura senza far perdere quelle che sono le linee principali e di forza che costituiscono il disegno, altre potranno essere cancellate e la figura continuerà a manifestarsi sotto i nostri occhi. Ma l'albero non cresce in un paesaggio asettico. Facciamogli disegnare allora un paesaggio, prati, campi di fiori, colline e montagne che si fondono gli uni negli altri assieme all'albero. Già, perché la natura ingloba tutte queste parti e le fa diventare un corpo unico, luminoso e sfuggente perché l'atmosfera unisce tutte le cose.

Lavoro di Martino, I media. Disegno ispirato a Mondrian e Klee

Lavoro di Ginevra, I media. Disegno ispirato a Mondrian e Klee
I due disegni qui sopra hanno avuto come riferimento visivo l'analisi delle opere di Mondrian e dell'opera Ad Parnassum di Paul Klee.

Portando a riflettere maggiormente i ragazzi sull'interpretazione e sulla potenzialità del colore per stabilire rapporti di figura e sfondo e di espressività, non poteva mancare nel percorso il riferimento alle carte ritagliate di Matisse.

L'artista francese negli ultimi anni della sua vita ha dedicato molta attenzione all'interpretazione di giardini fioriti, di mondi marini, di piante colorate dalle forme strane...

Matisse, Achantes, 1953, carte ritagliate pitturate a guazzo

Lavoro di Davide, I media. collage, matite colorate




sabato 23 maggio 2015

L'Arte Moderna in uno sketch

L'Arte Contemporanea è parte della nostra vita. Educare i ragazzi a questo vuol dire far prendere loro coscienza del tempo in cui vivono. Spesso si trovano davanti a videoclip piuttosto che ad opere di design o a pubblicità che riprendono e citano opere d'Arte riconosciute come tali dai grandi musei. Spesso non se ne rendono conto, eppure l'Arte vive tra noi.

Ho trovato molto divertente far analizzare, a una classe di terza media, alcune opere d'arte moderna attraverso la visione, e poi l'analisi, di uno sketch di Aldo Giovanni e Giacomo tratto dal loro spettacolo Anplagghed. 
Lo sketch è visibile nei tre video postati qui sotto.





Attraverso l'ironia, la risata e il linguaggio del video i ragazzi riescono ad avvicinarsi con minor timore alla terminologia specifica, propria del linguaggio artistico, non perdendo l'attenzione.
Una volta terminata la visione, ho invitato i ragazzi a ricordare alcuni termini e alcune opere che venivano riprese nello sketch, facendogliele scrivere sul quaderno.
Siamo poi ritornati alla visione del video analizzandolo sequenza per sequenza per confrontare le parole annotate e ricordate.

L'ultima parte dell'attività didattica è stata quella di farli lavorare in gruppo, in un ambiente sociocostruttivista, invitandoli a trovare relazioni tra le opere citate nel video e quelle presenti nel libro di testo. Hanno potuto cercare anche le immagini attraverso internet. Alcuni artisti menzionati nello sketch non erano reali, altri avevano una corrispondenza con la storia dell'arte, così come alcune opere erano citazioni ad opere d'arte realmente esistenti, altre erano invece interpretazioni ironiche. Il passo successivo è stato quello di fargli realizzare una analisi del video attraverso una mappa concettuale, mediante il software prezi, usando alcune terminologie presenti nel video, altre tratte dal libro di testo, così come le immagini sono state selezionate e messe a confronto con quelle presenti nello sketch e quelle da loro trovate mediante la ricerca.

Sketch di Aldo Giovanni e Giacomo
Lucio Fontana, Concetto spaziale-Attese, 1961

Perché dobbiamo studiare la Storia dell'Arte?

Perché studiare la Storia dell'Arte? A cosa serve? 
Sono alcune domande che gli studenti, ma non solo loro, spesso ci pongono quando iniziamo a parlare di opere d'Arte.

Alain de Botton ci racconta in un video, attraverso cinque punti, perché è importante l'Arte e perché ci aiuta a vivere meglio. Il video, apparso su Internazionale.it è visibile qui





In un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui le immagini costituiscono un fattore principale nell'ambito della comunicazione, insegnare a leggere correttamente una fotografia piuttosto che un dipinto o un'opera video diventa fondamentale per comprendere correttamente il messaggio che questi vogliono dare. Non solo. Le immagini costituiscono l'Arte visiva. Conoscere questa ci aiuta a comprendere significati, emozioni, stili e civiltà; l'Arte ci aiuta a vivere meglio perché è 

"un emblema di speranza. La Bellezza è speranza imbottigliata e conservata, pronta per essere consumata quando ne abbiamo bisogno
sottolinea de Botton.

Educare i bambini e i ragazzi a questa visione può aiutarli a tirare fuori la loro potenzialità creativa, con l'augurio che questa possa un giorno contribuire a rendere la vita (loro e nostra) più interessante.

Nella nostra società i grandi musei internazionali sono sempre affollatissimi, si pensi alle lunghe code davanti agli Uffizi di Firenze, al Moma di New York, al Prado di Madrid ad esempio, ma come mai quando si parla di Arte molte persone continuano e restare perplesse davanti ad alcune opere?  

Spesso prestiamo così poco tempo ad osservare le cose con reale attenzione che questa solitudine vissuta tra noi e l'oggetto osservato ci desta imbarazzo, paura di confrontarci con noi stessi, timore di vedere le nostre convinzioni messe in discussione, ribaltate se non azzerate.  Scrive la Winterson nel suo l'Arte dissente: 
"Quanto è stata l'ultima volta che abbiamo guardato qualcosa , in solitudine e con grande concentrazione, per il puro gusto di guardare? La vita di tutti i giorni passa quasi senza lasciare traccia. Se andiamo al cinema o a teatro, le immagini che scorrono davanti a noi cambiano in continuazione, e inoltre c'è sempre la distrazione del linguaggio. Le persone che amiamo ci sono così familiari che non abbiamo nemmeno il bisogno di guardarle, e una delle battute più giocose sulla vita matrimoniale è che, in realtà, i coniugi non si guardano mai. Comunque qui davanti a noi c'è un quadro e noi abbiamo concordato di osservarlo per un'ora. Scopriamo che non siamo molto bravi nell'osservare".
Ecco cosa ci spaventa. Prendere coscienza che non siamo abituati a fare questo: osservare.


Ennio Morlotti, L'Adda, 1956
Continua a scrivere la Winterson:
"Che cosa rappresenta? Un paesaggio? E' un quadro figurativo? O fatto più incoraggiante, è un nudo? Se il quadro sembra offrirci una scorciatoia, allora è il momento di approfittarne, Posso inventarmi storie sui personaggi raffigurati sulla tela, nello stesso modo in cui gli storici dell'arte si divertono a identificare le figure ritratte da Rembrandt nella sua Ronda di Notte. Ora comincio a sentirmi più sicura perché mi sono lasciata assorbire dal quadro. Un quadro è il suo soggetto, vero? Oh, cielo, il mio è un quadro astratto.
(...) Ammirami è il significato sotteso al nostro osservare: la richiesta fatta all'arte perché rifletta la realtà di chi guarda. Ma la pittura, nella sua ostinata indipendenza, non ha la facoltà di riflettere alcunché , se non per puro caso. (...) 
Quando cade la spessa cortina di barriere protettive - la protezione del pregiudizio, dell'autorità, della banalità - anche i quadri che ci sono più familiari possono cominciare a esercitare il loro potere su noi. Sono molto poche le persone che riescono a restare sole per un'ora davanti alla Gioconda."


Leonardo da Vinci, Gioconda


Ed è ancora Alain de Botton, con il suo video Perché l'arte ci aiuta a vivere meglio, che prova a suggerirci come l'Arte debba essere vista. Nel suo video racconta come 
"per troppo tempo l'Arte ha suscitato una eccessiva reverenza. In sua presenza ci comportiamo come quando incontriamo una persona famosa, ci irrigidiamo e perdiamo la nostra spontaneità. In realtà dovremmo rilassarci come già facciamo con la musica e imparare a usarla nel modo corretto, come una fonte costante di sostegno e incoraggiamento per migliorare noi stessi."
Ecco a cosa serve realmente l'Arte. Impariamo ad amarla, lasciamoci sedurre togliendole pian piano, in un gioco di svelamenti, tutti qui veli che poniamo davanti a noi per paura di osservare in profondità le cose che possono stupirci. L'Arte ci richiede tempo, è vero, il tempo di osservazione. Ascoltiamola e dedichiamo la giusta attenzione anche se ci sembra difficile. 
Non diciamo non ci riesco, non ho tempo. 
"La cosa non è così irreparabile come sembra (...) - ci suggerisce la Winterson - dopo aver superato lo choc di aver scoperto che non so come si guardano i quadri, tanto meno come si apprezzano". 
Il segreto sta proprio qui, nel lasciarsi trasportare  e sedurre.
Per dirla ancora con le parole della scrittrice inglese:
"L'Arte è eccesso. La fornace infuocata, il lago ghiacciato. Evoca sentimenti estremi; coloro che la sconfessano e coloro che la creano lo fanno con violenza. 
Coloro che si innamorano - d quel quadro, di quel libro - lo fanno con passione. Una volta incontrata, l'arte ti chiederà una reazione."
Michelangelo, Atlante, 1525-1530



August Rodin, Il bacio, 1904

Egon Schiele, L'abbraccio, 1917



 Marina Abramovic


Fonti:
de Botton Alain, L'arte come terapia. The school of life
de Botton Alain, Perchè l'arte ci aiuta a vivere meglio
Winterson Jeanette, L'Arte dissente, Mondadori

© Alessandro Fabbris